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lunedì 23 novembre 2009

UN RE, UN REGNO, UNA REGALITA’

Strano il nostro mondo: teme il crocifisso ed esalta i crocifissori!

In realtà Dio, il Dio di Gesù Cristo, è un pericolo!
E’ un Dio inquietante, non lascia dormire sonni tranquilli; è un Dio sobillatore della Storia, sovversivo… dall’alto della sua Croce giudica il mondo, immerso nelle tenebre della solitudine e della lontananza.
Ma il suo giudizio è favorevole all’uomo, anche quando noi seguiamo i nostri idoli, e scordiamo l’appuntamento con lui!
Questo perché il Re ha un regno anomalo, diverso… un non-regno!

Il Dio di Gesù Cristo non guarda al potente, Egli gioca con la luce dell’arcobaleno e non con la complicata tecnologia dei ricchi.
Dio guarda con amore di predilezione l'umiltà di suoi, disperde i superbi nei pensieri del loro cuore, rovescia i potenti dai troni, innalza gli umili; rimanda i ricchi a mani vuote.

E’ un Dio malfattore (Gv 18,30), non fa il bene che le nostre idolatrie si attendono, ma osa essere sovrano su di noi! E Gesù è un criminale talmente pericoloso per il sistema che è odiato; il suo Paese, i suoi, lo ritengono più pericoloso dei pur detestati e temibili dominatori romani, che vengono adoperati per farsi strumento della loro vendetta.
Tutti sono contro Gesù: sia coloro che detengono il potere religioso, sia coloro che sono sottomessi a questo potere; gli uni perché vedono in Gesù la minaccia al proprio prestigio, gli altri perché vedono in pericolo la sicurezza che il sistema religioso offre.
Si realizza quanto annunciato nel prologo: “Venne tra i suoi ma i suoi non lo accolsero” (Gv 1,11).

Dal Vangelo vediamo che Gesù non risponde alla domanda finale di Pilato (“Che cosa hai fatto?”), ma solo alla prima, a quella che riguardava la sua regalità.

La regalità è Dio!
Il Regno è seminato nel cuore dell’uomo!
E Gesù è Re di chi lo sposa!

Gesù, il Dio al servizio degli uomini, è venuto ad inaugurare un regno dove il re non esercita dominio, non prende, ma dà: dona se stesso! Non c’è violenza, ma la forza dell’amore, della relazione, dell’appartenenza!
Nel regno di Gesù non ci sono servi!! Dio è il servo! Gesù è servo! E chiunque lo voglia seguire, nell’abbraccio della propria croce quotidiana!

Gesù parla di un regno (e della sua regalità) come realtà non è di questo mondo, ma questo non significa che non sia in questo mondo. Non contrappone il Cielo alla Terra, ma due mondi differenti. Mentre il mondo di Gesù è quello dell’amore che comunica vita, nulla chiedendo per sé, il mondo di Pilato, il nostro, è quello della forza della violenza, dell’onore riservato ai carnefici, ai potenti che costruiscono le guerre, che determinano la fame nel mondo, gli omicidi di Stato, le stragi, il terrorismo, l’odio tra popoli, religioni, sistemi culturali, politici ed economici. Sono i maestri della contrapposizione e delle bugie! Sono gli assassini della vita, collaboratori del Diavolo!
Nessuna conciliazione è possibile tra questi due mondi. Il mondo del potere è il regno delle tenebre e della menzogna, quello di Gesù è quello della luce e della verità. L’uno comunica morte, l’altro vita.

Gesù non afferma che chi ascolta la sua voce si situa nella verità, ma che appartenere alla verità precede il fatto stesso di ascoltare la sua voce, e ne è la condizione. Quanti si comportano come “ladri e banditi” venuti per “rubare, uccidere e distruggere” (Gv 10,8.10) e, anche se ascoltano, non intendono quel che Gesù dice loro: “Ma essi non capirono che cosa significasse ciò che diceva loro” (Gv 10,6).

Non si tratta di avere la verità in tasca, perché la verità non è una dottrina che si possiede, ma è l’atteggiamento che caratterizza la vita del credente. Per questo Gesù parla di essere nella verità e di fare la verità.
Essere nella verità, fare la verità, significa orientare la propria esistenza a favore del bene dell’uomo, ponendo il bene dell’altro come principio assoluto della propria esistenza. Quanti lo fanno sono in grado di ascoltare e capire la voce del Signore.
Per ascoltare e dare adesione a Gesù si richiede pertanto una predisposizione ad amare la vita e l’uomo, affinché veramente “la vita sia la luce dell’uomo” (Gv 1,4).
Per questo molti, oggi, anche se ammantati di belle parole e “pittati” (di fresco) di cristianesimo non sono nella verità, né la praticano, sono refrattari alla voce di Dio, del Dio di Gesù Cristo.

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