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sabato 19 dicembre 2009




«Oggi è la festa della nascita del Figlio di Dio e questa non è una notizia vecchia, non è una notizia conseguita alla storia; è la sostanza della storia della salvezza, è la sostanza della nostra speranza»

(C.Fabro)



«Oggi è la festa della nascita del Figlio di Dio e questa non è una notizia vecchia, non è una notizia conseguita alla storia; è la sostanza della storia della salvezza, è la sostanza della nostra speranza»

(C. Fabro)

AUGURI DI PACE E FORZA

Mariano

sabato 5 dicembre 2009

FUOCO E PERSEVERANZA! (I di Avvento)

Gesù è a Gerusalemme con i suoi discepoli, a poche ore dalla sua passione, morte e resurrezione e annuncia la distruzione di Gerusalemme, che avverrà per opera dei Romani, i quali soffocheranno nel sangue, nel 70 d.C., la sommossa giudaica iniziata nel 66.
La repressione fu tale da devastare la città e radere al suolo il tempio (tanto che oggi ne rimane in piedi il solo muro occidentale, conosciuto come “muro del pianto”, in ricordo di quella tragedia).

Questo evento dà modo a Gesù di parlare di un’altra fine – la futura fine del cosmo: «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle…» – e della sua venuta, cioè la venuta del Figlio dell’uomo, risorto e glorioso.

Da queste parole scaturisce l’invito di Gesù alla veglia:
State pronti! Estote parati!

Per noi Scout è un comando, una parola d’ordine!
Ma che cosa significa essere pronti? Che cosa indica? Ma, poi, pronti a cosa?

Stare pronti significa attenzione, capacità di valutazione, vigilanza! Tenere gli occhi aperti, orecchie protese…. E l’attenzione che ci viene raccomandata, nel tempo serotino della vita, è spesso legata all’ascolto. E, di fatto, di notte è il silenzio il metro, la spia, del pericolo: gli occhi non colgono molto nell’oscurità, ma le orecchie - nella notte della vita - sono più utili, perché ci dicono l’interruzione di un silenzio, di una normalità spezzata, inedita…

L’attenzione che Gesù ci raccomanda è ascolto…, è antidoto alla noia, al disimpegno, alla caduta nella trappola del se-onnipotente!

La vita è anche attesa! Ma attendere non è azione passiva, stasi, fermo immagine della vita! E’ dedizione, è attesa vigile e speranzosa, è l’innamorato che attende l’amata, perché a lei appartiene!

Attendiamo al lavoro, all’impegno, allo studio, alle relazioni, alla nostra personale crescita…, e così attendiamo il Cristo, chi vien a noi nel tempo e nell’eternità, nel giorno che viviamo e nel mistero del futuro donato dentro.

Ma mentre attendiamo, e dal futuro siamo chiamati a scorgere il fine, sappiamo di dover dare un’anima al presente e non scordare, abbandonare, chi non ce la fa.

Così ci ritroveremo attenti ed operosi con Cristo…, se ci assumiamo la responsabilità della gente e non scordiamo la giustizia, la dignità, la felicità… nostra e degli altri: attende alla vita chi si impegna per la vita e non scorda mai il primo Avvento.

Gesù ci invita a vivere liberi ora, oggi, qui! Ci invita a rinunciare a quelle realtà e persone che ci imprigionano e ci allontanano dalla luce, dalla libertà. Gesù, con la sua parola, compone le prime coordinate della teologia della progressiva liberazione dell’uomo dai poteri ingiusti. Saremo noi con lui? Con chi ci schiereremo?

Ecco che veglia, attende, (con) Cristo chi nell’oggi quotidiano, vissuto con solennità, si interessa alla seconda sua venuta, la desidera, la prepara…, nella responsabilità che ognuno di noi ha verso sé stesso, il mondo, gli altri, il creato, la bellezza.

Gesù ci dà le coordinate della libertà vera:
«State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso».

Ossia: viviamo sobri, nella consapevolezza che tutto passa, Dio resta e noi con lui, per sempre!
Ecco la verità. Tutto il resto è inganno!
La mente e il cuore non siano ottenebrati da sregolatezze, vizi, mode passeggere, scelte effimere, e che nessuno si affanni dietro le cose del mondo; perché Dio ci ha creati liberi e vero culto spirituale del credente è restare nella sua luce, nella memoria grata dei suoi doni, nell’accoglienza del tempo della Grazia che ci viene dato, perché anche noi possiamo avere e conservare le “forme di Dio” la bellezza, l’amore e della libertà.