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lunedì 11 ottobre 2010

Circa Pio XII

AVVISO!!!!

Vi invito a leggere, imparare, e fare tesoro degli articoli che vi riporto, perché nessuno di noi cada nella trappola di sentirsi parte di una Chiesa traditrice dell’uomo.

ANZI, PENSO CHE QUANDO LA BARBARIE MONTERA’ PIÙ DI QUANTO OGGI NON SIA GIÀ ECCEDENTE… LA CHIESA CI SARA’…, SEMPRE!!


Lo storico ebreo: «il popolo ebraico non ebbe un amico più grande di Pio XII»
Non meno di 700.000 ebrei furono salvati dall’attività caritativa della Chiesa. Sono queste le cifre di cui parlano gli storici ebrei per dimostrare la grande altezza morale e umanitaria di Papa Pacelli (Pio XII). Uno di questi è l’ebreo David Dali, professore di storia ebraica all’Universittà di Hartfordche, il quale ha scosso ancora una volta il dibattito sulle azione della Chiesa durante l’Olocausto: «Nel corso del ventesimo secolo il popolo ebraico non aveva alcun amico più grande», ha dichiarato. E ancora: «Durante la seconda guerra mondiale, Pio XII ha salvato vite ebraiche più di chiunque altro, anche più di Oskar Schindler e Raoul Wallenberg».



Cosa fece realmente Pio XII. Durante un’intervista apparsa su ReligionEnLibertad, lo storico ebreo, ha parlato delle leggende nere nate su questa vicenda storica: «c’è una nuova generazione di giornalisti impegnati a screditare gli sforzi documentati di Pio XII per salvare gli ebrei durante l’Olocausto. Gli oppositori di Eugenio Pacelli ignorano o eliminano lo studio illuminatore di Pinchas Lapide, teologo ebreo ed ex-console generale di Israele a Milano, il quale ha incontrato molti ebrei italiani sopravvissuti all’Olocausto. Lapide documenta come Pio XII ha incoraggiato a salvare almeno 700mila ebrei dai nazisti. Secondo altri calcoli, la cifra sale a 860.000». Lo storico continua: «abbiamo moltissima documentazione che dimostra come il Pontefice, durante l’occupazione tedesca di Roma, ha segretamente dato istruzioni al clero cattolico di salvare ogni vita umana possibile, con tutti i mezzi e con ogni rischio. In questo modo, migliaia di ebrei italiani vennero salvati dalla deportazione. Mentre l’80% degli ebrei europei morirono, in quegli anni l’80% degli ebrei italiani furono salvati. Nella sola Roma, 155 conventi e monasteri hanno dato rifugio a circa 5000 ebrei. Almeno 3000 ebrei fuorno salvati nella residenza pontificia di Castel Gandolfo».

Motivo del silenzio pubblico di Pio XII. Il professor Dali si pronuncia anche sul silenzio pubblico che decise di tenere Pio XII: «fu una strategia efficace per proteggere il maggior numero di ebrei dalla deportazione. Una esplicita e dura denuncia contro i nazisti da parte del Papa avrebbe infatti significato un invito alla ritorsione, aggravando la situazione degli ebrei di tutta Europa. Abbiamo le prove che, quando il vescovo di Münster volle prendere posizione contro la persecuzione degli ebrei in Germania, i leader delle nostre comunità ebraiche nella sua diocesi, lo pregarono di non farlo. Avrebbe altrimenti provocato una repressione più dura contro di loro». A chiedere il silenzio di Pio XII fu anche la resistenza cattolica in Germania. Per un approfondimento potete leggere l’articolo su Ragione e Fede.

L’ex rabbino capo di Roma, Eugenio Zolli, che si convertì al cattolicesimo nel 1945, ha dichiarato nel suo libro: «Ciò che il Vaticano ha fatto per gli ebrei resterà indelebilmente ed eternamente scolpito nei nostri cuori… hanno fatto cose che resteranno per sempre un titolo di onore per il cattolicesimo» (Zolli, Prima dell’alba, autobiografia autorizzata, San Paolo 2004, EAN). Anche in questo caso, come in quello del crocifisso, sono gli ebrei i migliori alleati. La stessa Pay the way foundation, nata per raccogliere documenti in difesa di Pio XII, è stata creata da Gary Grupp, ebreo di New York.

Lo scrittore Appelfeld: «ho visto preti e suore cattoliche salvare bambini ebrei».


Uno dei più importanti scrittori israeliani viventi è Aharon Appelfeld. Ha ricevuto una ventina di attestati, premi letterari, lauree honoris causae che lo hanno reso celebre in tutto il mondo e i suoi romanzi sono tradotti in una trentina di lingue. Il suo ultimo lavoro, Un’intera vita (Guanda 2007), sarà in Italia il 17 luglio. E’ di religione ebraica, ed ha raccontato di essere riuscito a scappare da un campo nazista, al contrario dei suoi familiari. Durante un’intervista ad Avvenire, parlando del libro e del tema della guerra, ha dichiarato: «Durante la seconda guerra mondiale ci furono bambini ebrei salvati da preti e suore cattoliche. Io l’ho visto con i miei occhi, nella mia città, Czernowitz, in Polonia. Ho davanti agli occhi l’immagine di una suora che nel ghetto salva un bambino ebreo. E questo era qualcosa di pericoloso perché gli ebrei erano condannati a morte, quindi chi cercava di metterli in salvo lo faceva a rischio della propria vita. Coloro che trassero in salvo un ebreo durante la seconda guerra mondiale furono davvero degli eroi. Anche in Italia incontrai gente meravigliosa; fu la prima volta che ciò avvenne durante la guerra: venivo dai campi, alcuni italiani mi diedero cibo e vestiti, furono molto gentili».

Scoperta lettera di Pio XII in cui chiede 200mila visti per gli ebrei.
La Pave the Way Foundation (PTWF) ha intrapreso un progetto di recupero di documenti del periodo di guerra per diffondere quanti più documenti e testimonianze oculari possibili per portare alla luce la verità. Gary Krupp, presidente della Fondazione, ha affermato a Zenit.it che “finora abbiamo oltre 40.000 pagine di documenti, video di testimoni oculari e articoli sul nostro sito www.ptwf.org per aiutare gli storici a studiare questo periodo”. Molti di essi riguardano documenti vaticani di grande importanza e sopratutto l’operato di Pio XII. Lo storico e rappresentante della PTWF della Germania, Michael Hesemann, ha visitato regolarmente l’Archivio Segreto vaticano aperto di recente. Il suo ultimo studio dei documenti originali pubblicati in precedenza rivela azioni segrete per salvare migliaia di ebrei fin dal 1938, tre settimane dopo la Notte dei Cristalli. Il Cardinale Eugenio Pacelli (Papa Pio XII) inviò infatti un telex alle Nunziature e alle Delegazioni Apostoliche e una lettera a 61 Arcivescovi nel mondo cattolico richiedendo 200.000 visti per “cattolici non ariani” tre settimane dopo la Notte dei Cristalli. Inviò anche un’altra lettera datata 9 gennaio 1939. Evidentemente il termine “cattolici non ariani” è una copertura poiché occorreva essere sicuri che non ne venisse fato un uso sbagliato. Il Concordato del 1933 firmato con la Germania infatti, garantiva che gli ebrei convertiti sarebbero stati trattati come cristiani, e usare questa posizione legale permise a Pacelli di aiutare i “cattolici non ariani”. Una prova di questo è che Pacelli chiede che gli Arcivescovi si preoccupino di “salvaguardare il loro benessere spirituale e di difendere il loro culto religioso, i loro costumi e le loro tradizioni”. Per il professor Matteo Luigi Napolitano, docente di Storia delle Relazioni Internazionali, le istruzioni di Eugenio Pacelli nella lettera del 9 gennaio 1939 non lasciano spazio a dubbi sulle intenzioni della Santa Sede e del futuro Pontefice.

Quando Pio XII salvò migliaia di ebrei nascondendoli nei conventi.
Una delle leggende nere che il laicismo ha coltivato maniacalmente riguarda il presunto anti-semitismo di Pio XII. Su l’Ottimista è uscito un articolo in cui si racconta di come moltissimi ebrei durante il periodo nazista vennero nascosti e salvati all’interno dei monasteri, su esplicita richiesta di Pio XII. Ecco un elenco di citazioni che aiutano a smentire queste storielle: Luciano Tas, autorevole rappresentante della comunità ebraica romana già direttore di Shalom, ha detto: “centinaia di conventi, dopo l’ordine in tal senso impartito dal Vaticano, accolsero gli ebrei, migliaia di preti li aiutarono, altri prelati organizzarono una rete clandestina per la distribuzione di documenti falsi”. . Lo storico Renzo De Felice, massimo esperto internazionale del fascismo, afferma: “l’aiuto della Chiesa nei confronti degli ebrei fu notevolissimo e in misura sempre crescente, esso fu prestato non solo dai singoli cattolici, ma da quasi tutti gli istituti cattolici e da moltissimi sacerdoti. Aiuto che, del resto, era già in atto da anni nei paesi occupati dai nazisti, In Francia come in Romania, nel Belgio come in Ungheria”. In Italia, dove l’intervento della Chiesa poteva coprire tutto il territorio, l’84% degli ebrei fu salvato dalla persecuzione. Nella sola città di Roma, la Comunità ebraica ha attestato che la Chiesa ha salvato 4.447 ebrei dalla persecuzione nazista. Dalla lista dei luoghi dove vennero nascosti gli ebrei compilata nel 1945 risulta che 100 conventi di suore, 45 case di religiosi e 10 parrocchie offrirono loro asilo. La punta più alta di rifugiati fu raggiunta dai francescani di San Bartolomeo all’Isola che ne nascosero 400. In un attestato delle Comunità israelitiche italiane che si trova al Museo della Liberazione in Via Tasso a Roma, si trova scritto: “Il Congresso dei delegati delle comunità israelitiche italiane, tenutosi a Roma per la prima volta dopo la liberazione, sente imperioso il dovere di rivolgere reverente omaggio alla Santità Vostra, (Pio XII, ndr) ed esprimere il più profondo senso di gratitudine che anima gli ebrei tutti, per le prove di umana fratellanza loro fornite dalla Chiesa durante gli anni delle persecuzioni e quando la loro vita fu posta in pericolo dalla barbarie nazifascista”. Gideon Hausner, procuratore Generale israeliano, il 18 ottobre 1961 riferì: “Il clero italiano aiutò numerosi israeliti e li nascose nei monasteri e il Papa intervenne personalmente a favore di quelli arrestati dai nazisti”. Albert Einstein su Time Magazine del 23 dicembre 1940 ha scritto: “Soltanto la Chiesa si oppose pienamente alla campagna di Hitler mirante a sopprimere la verità. Non avevo mai avuto un interesse particolare per la Chiesa, ma ora sento per essa un grande amore ed ammirazione, perché soltanto la Chiesa ha avuto il coraggio e la perseveranza di difendere la libertà intellettuale e la libertà morale. Devo confessare che ciò che prima avevo disprezzato, ora lodo incondizionatamente”. Il Rabbino Maurice Perlzweig, direttore del World Jewish Congress ha confermato: “I ripetuti interventi del Santo Padre in favore delle comunità ebraiche in Europa hanno evocato un profondo sentimento di apprezzamento e gratitudine da parte degli ebrei di tutto il mondo”. Alla morte di Pio XII, Golda Meir, politica israeliana, scrisse: “Quando il terribile martirio si abbatté sul nostro popolo, la voce del Papa si elevò per le sue vittime. La vita del nostro tempo fu arricchita da una voce che chiaramente parlò circa le grandi verità morali. (…) Piangiamo un grande servitore della pace”. Inutile ricordare l’ex rabbino capo di Roma, Eugenio Zolli, che si convertì al cattolicesimo nel 1945, anche grazie alla riconoscenza verso la Chiesa: “Ciò che il Vaticano ha fatto resterà indelebilmente ed eternamente scolpito nei nostri cuori… hanno fatto cose che resteranno per sempre un titolo di onore per il cattolicesimo” (Zolli, Prima dell’alba, autobiografia autorizzata, San Paolo 2004, EAN) . Innumerevoli altri testimonianze sono state raccolte sul sito Ragione e Fede.

Nuovi documenti: Pio XII contro Hitler.
«Per noi Hitler è l’ Anticristo». Dopo 50 anni dalla morte del cardinal Celso Costantini, segretario della Congregazione della Propaganda Fide, emergono le sue memorie e documenti inediti. Esce infatti: Diario inedito «1938-1947. Dal Corriere della Sera apprendiamo venerdì 28 maggio il volume è stato al presentato al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che consegnerà al curatore del volume, monsignor professor Bruno Fabio Pighin, una medaglia per sottolineare l’ alto valore dell’opera pubblicata da Marcianum Press. Sul testo si è anche svolto un convegno presso la Sala Conferenze della Camera dei Deputati. Il 19 aprile 1940 Pio XII disse a Alberto De Stefani, ex ministro del Tesoro e delle Finanze del primo governo Mussolini, critico e in rotta di collisione col fascismo: «se l’ Italia dovesse entrare in Guerra accanto alla Germania bisognerà fare i conti col sentimento dell’ Episcopato e del clero italiano. Per noi Hitler è un persecutore della religione, è l’Anticristo». Il 13 maggio 1940 l’ Ambasciatore Alfieri nominato rappresentante d’Italia a Berlino, fu ricevuto dal Santo padre. Egli parlò al Pontefice dell’irritazione di Hitler per le sue recenti manifestazioni pubbliche (in particolare i messaggi inviati ai governanti di Danimarca, Belgio, Olanda dopo l’ invasione nazista ndr). Ma Pio XII rispose serenamente di non aver compiuto che il proprio dovere e che non poteva sentirsi impressionato dalle reazioni che ciò aveva provocato o avrebbe potuto in seguito provocare: “non temo di andare anche in un campo di concentramento”, disse. Il Corriere della Sera aggiunge che il libro “costituisce sicuramente un nuovo importante documento per valutare la figura storica di Papa Pacelli, con cui Costantini ebbe strettissimi rapporti a motivo del suo incarico”. Fu proprio Costantini, inoltre, a mettere in salvo Alcide De Gasperi nel palazzo di Propaganda Fide durante il setaccio dei nazisti a Roma. Il diario, scritto 70 anni fa, in tempi non sospetti – prima cioè che venissero mosse infamanti e infondate accuse a Papa Pacelli – contribuisce a distruggere un impianto costruito con la sabbia, sulla base di ignobili pregiudizi contro Pio XII.

L’antifascista Francesco Nitti: «grazie a Pio XII per l’aiuto agli ebrei».
Uno dei più autorevoli esponenti dell’antifascismo, membro del Partito Radicale Storico, politico decisivo nel corso della prima guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra italiano, fu sicuramente Francesco Saverio Nitti (1868-1953). Come è emerso dall’archivio Nitti, presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino, incrociato con quello vaticano, ebbe relazioni molto strette e di profonda stima con Pio XII, sia prima che dopo la guerra. Lo ha riportato l’esperto di storia contemporanea Roberto Perici su l’Osservatore Romano. Interessante quello che Nitti disse a fine guerra, prima che le leggende su Pio XII cominciassero a formarsi. Al teatro San Carlo di Napoli, il 3 ottobre 1945, dedicò a Pio XII la parte conclusiva della lunga orazione, lodando l’aiuto che, “per volontà del Pontefice”, le strutture ecclesiastiche avevano prestato ai perseguitati e agli ebrei. Perseguitati, tocca ricordarlo, a causa della fede nel darwinismo sociale (come ha anche confermato lo storico Bernard Bruneteau nel suo celebre “Il secolo dei genocidi” (Il Mulino 2006), e ripreso da Corriere della Sera). Il discorso avvenne dopo 8 mesi dall’annuncio della conversione al cattolicesimo del Rabbino Capo di Roma, Eugenio Zolli e della sua famiglia, che difficilmente si sarebbe verificata se Nitti non avesse avuto ragione su Pio XII.

Ecco la conclusione del discorso di Francesco Nitti: «Nell’ora più trista della vita dell’Europa in cui il nostro continente è stato più minacciato dalla barbarie del nazismo, cioè dalla crudeltà metodica e scientifica e per pregiudizi di razza [cioè il darwinismo], per volontà di potenza, la persecuzione più crudele ha infierito, il Papa Pio XII ha sentito allora il dovere, nella misura delle sue possibilità, di difendere la causa dell’umanità. In nome del cristianesimo ch’è umanità, ha inteso che tutti i perseguitati appartenevano alla stessa famiglia, anche quelli che per la loro origine, per le loro idee, per la loro azione erano considerati come nemici della Chiesa. Il giorno in cui ebrei, massoni, socialisti, comunisti, radicali sono stati sotto la minaccia di morte, il Papa ha fatto aprire loro come rifugio, in Italia come in Belgio e come in Francia e altrove, le chiese, i monasteri, i conventi, monaci e preti si sono prestati, per volontà del Pontefice, a salvare quanti erano in pericolo e, nel nome di Cristo sono stati salvati non pochi ch’erano ritenuti nemici di Cristo» (Dichiarazione al teatro San Carlo di Napoli, 3 ottobre 1945).

Archivi romani: i sacerdoti di Roma salvarono gli ebrei in fuga.
La storiografia tradizionale ha atteso un po’ prima di concentrarsi su luoghi più lontani dai palazzi del potere, ma il quadro sta mutando. Si stanno scandagliando gli archivi del Ministero dell’Interno (Direzione generale dei cultii), di documenti provenienti da fondi parrocchiali, del Pci o del Museo storico della liberazione di Roma. E con le testimonianze degli ultimi sopravvissuti, anche le carte degli archivi fanno emergere il ruolo non secondario di decine di parrocchie romane, anche periferiche, come centri di accoglienza o di soccorso sotto la responsabilità di coraggiosi sacerdoti. Un soccorso destinato non solo a renitenti alla leva, disertori, partigiani, antifascisti, ma anche agli ebrei romani, costretti dopo la caccia antisemita nel Ghetto a riparare qui. Avvenire riporta numerose di queste storie. Come abbiamo già pubblicato (cfr. Ultimissime 3/6/10), fu proprio Pio XII a chiedere che tutti gli ordini religiosi e le parrocchie facessero il possibile per ospitare e difendere gli ebrei.

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