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martedì 2 marzo 2010

ARGOMENTI DI CUI È MEGLIO TACERE! O FORSE NO. LE INCLINAZIONI PROFONDE.

A costo di passare per uno che ostenta, devo pur dirlo: sono un tipo fortunato! Sì, non in tutte le cose…, ad esempio nel gioco non sono fortunato; ma in altro sì, sicuramente. E se ripenso a quanto ho avuto, fino ad ora (non mettiamo limiti alla provvidenza), in questi anni, devo proprio affermare che ho dato poco, ma ho avuto tanto, forse anche troppo…; direbbe Simona, una mia amica napoletana, troppissimo! E sia, sono fortunato. Qualcuno mi potrebbe ricordare che la fortuna non esiste…; sì, forse è così! E se esiste essa è certamente “ancella Domini”.

Tra le mie innumerevoli fortune, di questi recentissimi anni, devo annoverare gli incontri non superficiali con tanta gente, ricca dentro e capace di fare avanzare la mia vita di molto in pochi mesi.

Tra gli incontri che mi hanno aperto a visuali inedite scorgo i volti e i nomi di ragazzi e ragazze che cercano di vivere i loro giorni nella complessità che porta la fede e le emozioni, la fede e il cuore, gli insegnanti di Gesù e le loro inclinazioni profonde.

Allora mi piace riportare quanto Andrea, amico di Roma, mi ha girato dal corriere.it - Forum "così è la vita " di Isabella Bossi Fedrigotti. E’ un articolo, che riporto quasi per intero.

Io e la fede
Provengo da una famiglia che mi ha dato un'educazione cattolica, sono sempre andato a Messa, al catechismo, all'oratorio.
Attorno alla maggiore età ho incontrato un sacerdote (…che non seppe aiutarmi) in un momento di grande dispiacere, unii questo aspetto alla condanna dell'omosessualità da parte della Chiesa e mi allontanai progressivamente anche dalla fede.
Non ho mai pensato di abbracciare movimenti religiosi "alternativi", l'anno scorso ho letto tanti libri (…), ho incontrato un frate che mi ha fatto riflettere (…). Il riavvicinarmi alla fede mi appariva come un atto di debolezza e di ipocrisia determinati dall'insicurezza che deriva dal convivere con un male mortale "tenuto a bada dai farmaci".
Il giorno dell'Epifania, in preda alla sovreccitazione (insonnia) che coincide con le prime assunzioni dei miei farmaci, sono andato alla messa del Cardinale Tettamanzi e nel pomeriggio all'Abbazia di Chiaravalle dove ho comperato un rosario di legno (che tuttora non so usare).
Da allora vado a Messa più volte la settimana (…), talvolta la stanchezza mi vince e rinuncio con dispiacere ad un momento di riflessione che porto con me per tutta la giornata.
So che la Chiesa condanna la mia omosessualità, che io vivo come se fosse una forma d'amore "del tutto normale", ma non importa, non cerco più la coerenza a tutti i costi lasciandomi pervadere da un'energia che mi dà pace.
Gianluigi
Confesso che non ho mai – e tutt’ora è così- avuto interesse o propensione a parlare “delle dinamiche interne” (espressione più asettica di così si muore!) delle persone; anzi confesso un non leggero fastidio…, ma per una mia certa ritrosia (pudore?) a toccare sfere della vita. E se ci ripenso questo sempre, anche nei tempi camerateschi dei venti anni.
Ora, per le vie strane e pur ragionevoli della vita, mi capita “di trattare” questo argomento…, e un po’ me ne stupisco: sarei molto più interessato alla evoluzione della polvere nei secoli…; ma tant’è… .
Per quanto mi riguarda, mi pare di capire che, in questi mesi, io non stia trattando “l’argomento”, ma incontrando persone…; non sto “discutendo” di problemi, ma sto incrociando gente! E nei colloqui, al bar dell’oratorio o in confessione, scorgo cuori, intelligenze, occhi, speranze… in altre parole incontro persone e non astratti concetti!
E capisco che l’approccio, quando è fatto con certi criteri asettici e un po’ cattedratici, si limita a guardare la gente, le persone, dalla cintola in giù! La ricchezza, le dinamiche, le speranze, le incertezze, la ricerca (fraterna) della verità, è come dimenticata. Non si coglie più il cuore del “problema”… che è l’Uomo; ma la problematicità anatono-funzionale…, e si semina nelle parole dette (forse con troppa facilità) concetti vergognosi e pericolosi (come quella brava donnina che al Family day chiedeva l’interramento per gli omo!).
Talvolta provo più raccapriccio per le certezze di certi maestri che per le richieste di coloro che non si pongono e non si sentono (e certamente non lo sono!) un problema, ma persone, amanti perché amati. Questi nostri fratelli, battezzati nella Chiesa, essi stessi Chiesa, chiedono vita alla loro vita, chiedono che abbia un corpo la loro speranza, che ci sia pace per le loro inclinazioni profonde: chiedono alla comunità di non essere invisibili, di non essere scartati!
Lo ammetto! Parlare di omosessualità ci imbarazza, ci impiccia, ci disturba, ci scandalizza, e ci divide. A non pochi irrita. E tali sentimenti travolgono i volti, le dignità, i giorni, di quanti vivono questa inclinazione profonda e crea in alcuni drammi di proporzioni inimmaginabili… Non solo, l’irritazione coinvolge spesso anche i sospettabili fiancheggiatori, come alcuni di noi preti: perché difendono questi…? Ci sarà un interesse…carnale?
Ed allora viene il tempo di dirla e dirla tutta per intero! Non dobbiamo temere l’ira dei moralizzatori, puttanieri di notte e bravi professionisti del buon esempio di giorno…., capaci di mandare al patibolo (cosa che accade in molti Paesi) i corpi e i destini di molti e molte, aggiungendoci anche la benedizione del dio di turno.
Qui non si tratta di fare aperture, creare varchi nelle mura, di dare falsi lasciapassare…, ma di ri-conoscere nei volti di uomini e donne battezzate, che vivono la loro inclinazione profonda, la comune chiamata all’amore, all’incontro-chiamata con il Dio di Gesù Cristo. Qui si tratta di vedere nei loro volti e giorni il destino dell’umanità chiamata ad essere una grande famiglia, chiamata a portare le parole bambine della fede e della speranza alla dimensione adulta di Cristo e della Storia.
Allora viene il tempo che anche noi Cattolici non possiamo ignorare il necessario dibattito, che non può partire da una iniziale condanna, da una premessa e promessa scomunica. Dobbiamo porgere gli occhi al volto di chi c’è accanto, riconoscerlo per quello che è, vederlo fratello e co-chiamato con noi e come noi in Cristo. Dobbiamo affrontare, con umile forza e forte umiltà, quei stereotipi e pre-giudizi che non appartengono al genuino cammino del Vangelo della pace.
Partire dalla costatazione che amare è bene, è bello, può metterci in una diversa prospettiva! Proviamo a camminare tutti assieme nella luce del Risorto, e ringraziamo Dio perché i nostri cuori sono profondamente inclinati all’amore. Siamo figlio di Dio, nessuno ne ha merito, tutti accogliamo il dono, la chiamata, la vocazione alla relazione con Dio, il prossimo e il creato. Questa chiamata al dono di Dio, all’amore vero e sincero, è comune a tutti gli uomini, i quali portano iscritto nel profondo la nostalgia dell’amore, il desiderio di amare, la speranza di essere amati.

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