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domenica 7 marzo 2010

“QUALE È IL SUO NOME? ”

Mosè si prepara le risposte…«Ecco, io vado dagli Israeliti e dico loro: “Il Dio dei vostri padri mi ha mandato a voi”. Mi diranno: “Qual è il suo nome?”. E io che cosa risponderò loro?».

Mosè chiede a Dio il nome, il nome suo…, senza prima di aver sperimentato il cammino della relazione, il dono e la scoperta dell’incontro…; e non ottiene nulla se non l’invito di Dio ad andare!

Mosè è scomodato da Dio, è da lui visitato, nel tempo della quotidianità, durante il lavoro, in un luogo poco opportuno, arido, in mezzo ai rovi… esterni e quelli che ognuno di noi si porta dentro… e lì riceve una parola, una strada, un orizzonte nuovo, per portare il popolo in una terra nuova, con nuove prospettive, nuove realtà!!

Ma resta la domanda quale sia il nome di Dio…
Ma quale nome può avere Dio? Dio e non un dio??

In questo tempo di Quaresima siamo chiamati alla conversione della vita, delle opere, ma anche dei gesti intimi…, anche delle parole: queste sono chiamate a passare da realtà che navigano la superficie a parola che navigano la profondità.

In questo cammino di ecologia degli spazi intimi, dei pensieri espressi, con gesti e parole, facciamo esperienza di Gesù, Parola eterna di Dio! E’ lui il nome di Dio! Perché Gesù non è il dio delle parole, dei buoni sentimenti, dello zucchero filato…; ma il gesto vero –carnale e reale, storico!- di Dio.

Se noi guardiamo Gesù vediamo e conosciamo il Padre, che non a parole ci cerca, ci salva…; ma con e nei gesti concreti, nella fiducia vera, nella relazione intima…

In tale esperienza noi impariamo il nome di Dio…anzi i nomi di Dio, perché Dio è colui che nome non ha, avendo in sé il nome della realtà. La radice di ciò che c’è è in Dio…; ed Egli, perché la realtà ci sia, si sottrae, si “ritira”, espandendo se stesso, senza invadere ed occupare “l’eterno nuovo della creazione”.

Il nome di Dio è il nostro nome, la nostra vita, i nostri cammini!
Il Dio di Gesù Cristo da trascendenza ineffabile e irraggiungibile si è fatto vicinanza, amicizia, salvezza, via, cammino, riposo!

Ci sia nella nostra vita la consapevolezza dell’impegno, perché le nostre società non perdano il volto umano dell’uomo, sostituendolo con la convenienza, con l’affare sempre e a tutti i costi, con il guadagno facile ed immorale.
Le nostre società necessitano non di un novello Mosè, ma di una fede di popolo, serve la fede nella fede, di credere che cammini nuovi siano possibili, che un modo diverso di essere cittadini è realizzabile!
Il nostro Paese, fatto da milioni di brava gente, come tutti i Paesi, si ritrova a consegnare il proprio destino nelle mani di quattro furbetti del palazzo che hanno a cuore solo i loro destini, le loro vicende, organismi immoralmente modificati!… ed ecco che tutto va a rotoli!

Muoviamo i nostri cuori, le nostre intelligenze, recuperiamo gli insegnamenti dei nostri amici maestri di cultura, politica, arte, umanità…: è questo il tempo di arare i nostri aridi campi, è il tempo di necessarie potature negli stili di vita e di moralità.

Dobbiamo portare frutti, non solo mangiarli! Dobbiamo pensare di migliorare questo mondo non solo di usarlo, sfruttarlo; non possiamo abusare di esso, non dobbiamo abbrutirlo: cosa lasceremo ai nostri figli? Le parole della fede? Le parole della politica, le parole della cultura? O non più tosto una vita, una cultura, una presenza nella società che faccia onore alle nostre coscienze ed intelligenza cristiana?!

Dio non pianta, non semina, per tagliare, distruggere, disperdere…, ma perché porti frutto e questi frutti siano succulenti e buoni per noi e per l’umanità!

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